GIACOMO TACHIS è stato il più grande enologo italiano del suo tempo ed anche un innovatore, prediligendo, essendo piemontese, i vini da assemblaggio per sui si è dedicato tutta la vita.
Durante la serata è stato presentato il libro (in formato gigante con moltissime fotografie di Bruno Bruchi) “GIACOMO TACHIS MESCOLAVIN”, pubblicato dalla Fondazione CHIANTIBANCA, depositaria della collezione di libri lasciati da Giacomo Tachis, comprendente 3.500 volumi.
Giacomo Tachis è stato uomo di grande cultura e la sua collezione comprendeva, accanto ai volumi inerenti il vino, anche testi umanistici e libri rari ed antichi. Mescolavin era l’appellativo con cui egli amava definirsi alludendo alla sua predilezione per i vini assemblati. Presenti alla serata anche il presidente dalla Fondazione CHIANTIBANCA, il fotografo Bruno Bruchi, il giornalista Andrea Cappelli e l’enologa del Sassicaia, che è succeduta a Giacomo Tachis, Graziana Grassini, tutte persone che hanno conosciuto Giacomo Tachis e hanno avuto modo di ricordarne la figura durante la serata. Erano inoltre presenti i produttori di due dei vini degustati: il conte Aldo Maria Brachetti Peretti ed il barone Salvatore La Lumia.
I vini degustati sono stati i seguenti:
- Dal Trentino: SAN LEONARDO della Tenuta San Leonardo 2011, Gr. 13.5 ottenuto da uve Cabernet Sauvignon, Carmenere e Merlot. Begli archetti spessi, impatto di tostatura fine ma intensa, con leggera nota balsamica, il buon corpo rispecchia l’olfatto con giusta carica tannica ma ancora fresco.
- Dalle Marche: Il POLLENZA della tenuta Pollenza, del conte Aldo Maria Brachetti Peretti, 2006 Gr. 14.5, da uve Cabernet Sauv. Merlot e Cabernet Franc. Il conte ci ha raccontato come avesse lasciato a Giacomo Tachis la scelta dei terreni, delle viti, di come costruire la cantina, insomma di tutta la conduzione dell’azienda che, partita illo tempore da pochi ettari, oggi ne annovera 80. Impatto olfattivo di frutti rossi maturi, confettura, leggera speziatura, il corpo è fruttato con tannini setosi, molto equilibrato, la gradazione non prevale. Dopo mezz’ora nel bicchiere ha raggiunto un’armonia perfetta. Un grande vino!
- Dalla Sardegna, Terre Brune 2010 Gr. 15 da uve Carignano al 95% e Bovale al5% di Santadi, grande cantina cooperativa: si presenta all’olfatto con grande equilibrio fra legno e frutti, tostatura non invadente, molto rotondo sul palato con frutti maturi, una lieve nota di cacao e tannini polimerizzati quasi inavvertibili.
- Dalla Sicilia, Mille e Una Notte di Donnafugata 2016 da uve Nero d’Avola, petit Verdot e Syrah: all’olfatto il legno ed i frutti rossi si si fondono con una leggera nota balsamicamentre sul palato li ritroviamo corrispondenza con una leggera tostatura ed aggiunta di frutti rossi maturi e confettura.
- Ancora dalla Sicilia Don Totò Nero d’Avola 2009 del barone La Lumia: Finissimo sentore di legno con frutti maturi e confettura, sul palato tannini setosi e polimerizzati. Il giovane Barone La Lumia ci ha raccontato delle lunghe cene si suo padre con Giacomo Tachis disquisendo di tutt’altro ma finendo poi sempre a parlare di vino.
- Dalla Toscana Tignanello 2016 con 14 Gr. da uve Sangiovese, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon. La leggera nota derivante dal legno si fonde perfettamente con i frutti, begli archetti spessi, speziato, equilibratissimo, fresco, in una parola perfetto! A mio modesto parere il migliore della serata.
- Sempre dalla Toscana Sassicaia 2003 Gr 14 in formato Magnum. La più celebre creazione di Giacomo Tachis: impatto olfattivo di tostatura finissima con frutti rossi che spingono per uscire, ciliegia e prugna freschissime con nota di mora e leggera confettura e leggera nota finale tostata. Sicuramente un grande vino ancora perfettamente integro dopo 16 anni.
- Ancora dalla Toscana Vin santo del Chianti Riseccoli 2007 Gr 15.5 ottenuto da uve Malvasia, Trebbiano con 10% di Sangiovese: molto fine e morbido esprime tutto il classico repertorio dei passiti con agrumi canditi, frutta secca, miele, albicocca e leggera vena balsamica
Concludendo la fama di Giacomo Tachis è sicuramente meritata. Giova sottolineare, come già detto, che pur provenendo dal Piemonte dove si fanno vini da monovitigno, prediligesse gli assemblaggi che ha saputo armonizzare con grande maestria e che avesse una passione per le barrique tostate che lasciavano il loro inconfondibile segno che non incontra il mio gradimento ma che, evidentemente, piace alla maggior parte dei consumatori.