Recentemente ho avuto occasione di partecipare ad una serata sull’Erbaluce in cui sei produttrici hanno presentato i loro prodotti che spaziano dal bianco fermo alle bollicine ed al celebre passito, confermando una volta di più la versatilità di questo vitigno.
L’Erbaluce viene coltivata in un’ampia zona del nord Piemonte, in particolare nel Canavese, dove è stata una delle prime DOC già dal 1967 (oggi GOCG). Molto importante sottolineare la versatilità di questo vitigno che ,grazie all’elevata acidità fissa, riesce a dare origine, oltre che al bianco fermo, sia ad ottimi spumanti che ad un grande passito che ha tradizioni centenarie. Proprio questa acidità è stata per decenni un freno alla diffusione di questo ottimo bianco ma oggi, grazie alla moderna enologia, anche questo scoglio è stato superato.
I vini presentati sono stati i seguenti:
- Ilaria Salvetti Metodo Classico 2015, biologico, non dosato: molto tipico con acidità ben evidente, profumi di frutti bianchi, sul palato ottimo corpo e molto persistente.
- Reiri di Pozzo Metodo Classico 2013, ottenuto da base con criomacerazione e dosato con un brandy del vitigno: tipico con profumi di frutti bianchi , molto fine con buona sapidità e leggera mineralità , persistente
- San Giorgio Brut di Cieck di Agliè 24 mesi 2015: molto equilibrato, fine, complesso con frutti secchi in evidenza, ottimo corpo, grande equilibrio anche sul palato e lunga persistenza. La produttrice Lia Falconieri ci ha spiegato come suo padre avesse acquistato le vigne, molti decenni or sono, con il preciso intento di produrre bollicine e possiamo dire che i risultati gli hanno dato ragione.
- Bio spumante Rigore di Santa Clelia, 2008 con 60 mesi sui lieviti: colore giallo quasi oro, molto tipico con miele d’acacia, scorza di arancia, frutta matura, buona mineralità, decisamente di ottimo livello.
- Erbaluce 2017 di Pozzo ottenuto con pressatura soffice e criomacerazione: lievi tracce di idrocarburo, intensa, equilibrata e persistente, quasi salmastra, molto tipica, fine con frutti bianchi e tropicali, miele e pesca, buon corpo, sapido e lungo.
- Essenthia, Erbaluce 2017 di Santa Clelia ottenuta con poca filtratura: colore paglierino dorato, all’olfatto frutti maturi e canditi con miele, ottimo corpo molto pieno, equilibrato e persistente. La produttrice ci ha spiegato che lei fa tutto il lavoro in vigna mentre il marito si occupa della cantina.
- Oro Sia Erbaluce 2017 di Manuela Piovano di Bollengo, unica produttrice assente: fruttato, tipico ,in evidenza mela e banana, ottimo corpo tipico e pulito.
- Erbaluce 2017 di Chiara Massoglia di Agliè: primo impatto erbaceo, a seguire fruttato di banana, pulito con buon corpo e persistenza.
- Caluso Passito 2010 di Chiara Massoglia: appassimento ottenuto in cassette, spremitura a febbraio ed affinamento in barrique usate: colore oro chiaro luminoso, impatto di volatile con frutti sotto spirito, e leggera vaniglia.
- Caluso Passito 2009 di Cieck ottenuto in botti colme ed affinato per 5 anni in barrique usate: anche qui primo impatto di volatile con fichi secchi , buon corpo persistente con albicocca passita e vaniglia.
Questi passiti sono ottenuti abbandonando i vecchi metodi ossidativi delle botti scolme che richiedevano 10/12 anni di affinamento per raggiungere l’optimum mentre adesso sono sufficienti 6/8 anni.
Devo però dire che i risultati del vecchio metodo erano migliori, non per nulla io tratto il passito di Carlo Gnavi che imbottiglia al dodicesimo anno. Che io sappia è rimasto l’unico a farlo con il vecchio sistema.